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DIARIO

Giorni di dicembre in pandemia

Stamane, dopo aver fatto i biscotti per portare un po’ di atmosfera natalizia in più in casa, abbiamo ascoltato i brani tradizionali. Spesso la musica fa da sottofondo alle faccende di ogni giorno, anzi a volte, quando non c’è, mi sembra comunque che ci sia, quasi come si mi trovassi in una sorta di set cinematografico in cui a seconda della situazione parte il pezzo giusto.

Ma tornando a stamane…mia figlia lascia il foglio che stava colorando e inizia a fare dei passetti precisi sulle note di “Auguri di Buon Natale”. Mi spiega che sono i passi che deve eseguire nel balletto della recita di natale per la scuola.

Mi sono venute le lacrime.

Quotidianamente leggo sui social post di gente che insulta i genitori e le mamme come me che soffrono per la chiusura delle scuole in questo periodo di pandemia. Veniamo considerati come degenerati, come coloro che non riescono a gestire i figli a casa, che non li sopportano, che preferirebbero vederli ammalati e parcheggiarli ovunque piuttosto che tenerseli al sicuro. Come coloro che non hanno cuore e attenzione verso la salute dei propri figli.

Sicuramente gestire i bimbi in casa non è semplice; la pandemia ha avuto effetti sugli adulti come sui piccoli. Anche loro risentono dello stress delle persone che li circondano, percepiscono che c’è un problema serio che limita la loro libertà. E’ faticoso soprattutto per quelle famiglie che non possono contare sull’aiuto né di nonni né di parenti, e magari per mantenere ancora un impiego sono costrette a lavorare a ritmi più serrati.

Scuole chiuse, zona rossa, lockdown sono misure importanti per arginare la diffusione del virus se attuate con responsabilità, coerenza e senso civico.

Ma stamane ho pianto.

Guardare il suo visino speranzoso per la recita e sapere che probabilmente non potrà realizzare quel suo piccolo desiderio di danzare sul palco, di divertirsi con i suoi compagni, di ridere insieme, condividere quella quotidianità dei compitini, del pranzo, dei giochi, dei lavoretti, mi ha spezzato il #cuore. Questo proviamo noi genitori.

E non è perché non li vogliamo a casa, e non è perché siamo stanchi, e non è perché non sappiamo gestirli- anche perché spesso mostrano più resilienza di noi- ma è perché li amiamo. Tanto. E sappiamo che la scuola non è il luogo dove parcheggiarli per concederci libertà, ma è il luogo dove imparano a crescere,, a scoprire se stessi, la propria personalità e identità. Il luogo dove nascono le vere amicizie, dove si superano le prime prove, dove si impara a convivere, si insegnano le regole per il rispetto di ciascuno , si conoscono le diversità e ci si forma per il futuro. Il luogo dove nascono i sogni.

Vorremmo un sistema che potesse garantire i servizi nonostante il virus, vorremmo che i nostri figli non fossero costretti a fare troppe rinunce, che non fossero privati del piacere dello stare insieme e condividere le proprie emozioni, seppur nel rispetto delle buone regole per evitare i contagi.

Vorremmo che non fossero loro a pagare per l’irresponsabilità degli adulti; che ci fosse più controllo, perché non ha senso chiudere le scuole e diventare zona rossa se poi liceali, universitari, adulti e anziani sostano allegramente come se nulla fosse nei parchi, nei giardini, nei luoghi pubblici, magari anche senza dispositivi di protezione. Non ci rendiamo conto e non ci importa di quanto ogni nostra azione incida sugli altri. Probabilmente non conosciamo il senso di umanità.

La mia piccola continua a danzare e sorride. Non si è accorta dei miei occhi lucidi (noi mamme sappiamo bene come celare le lacrime)…viene accanto a me e mi dice:” mamma, quando passerà il coronavirus andremo alla recita di Natale, io ballerò sul palco insieme a Giulio e a Maria e sarò bellissima! Verrai a vedermi?”

“Sempre amore mio. Sempre”.


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