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DIARIO
Immagine del redattoreSancoradaScrivere

#igestibelliesistono

🌸Ci sono delle cose che ci rimangono dentro. Non sappiamo esattamente perché, ma le teniamo con noi come ricordi preziosi, reminiscenze luminose, piccoli brillantini splendenti in una scatola scura. Delle tracce da recuperare quando gli eventi intorno a noi sembrano contraddire la nostra positività e buona volontà di credere che le persone gentili esistano per davvero. Questo è uno dei miei.

🍀Ero al primo anno di corso. Fresca e giovane di sorrisi e speranze. Con i miei libri nella borsa a tracolla blu e i miei jeans larghi a vita bassa. Studiare all’università era un’esperienza nuova e grandiosa, e per quanto fossi abituata a trattare con i libri, nuovi termini, nuovi concetti e metodologie di studio erano ancora inconsueti. Così dopo le lezioni mi recavo nella biblioteca della mia città per approfondire gli argomenti, cercare di comprendere meglio e schematizzare il tutto. 📚



La biblioteca è piccolina, ma è graziosa. Si trova in centro storico all’interno di un antico giardino, con alberi centenari che si affacciano su un panorama molto bello. Nel giardino c’è una terrazza di pietre antiche da cui si riesce a vedere anche il mare. Parcheggiavo il motorino vicino l’alto cancello e respiravo. Il silenzio già predisponeva alla lettura e la tranquillità era un’oasi dal caos cittadino.

All’ingresso dell’edificio una signora bassa, in carne e con degli enormi occhialoni mi accoglie con un sorriso gentile. Effettuo la registrazione e mi reco nella sala lettura. E’ spaziosa è luminosa circondata da alte librerie su ogni parete. Al centro ci sono sei tavoli grandi in legno scuro e prendo posto all’ultimo tavolo vicino le finestre; avrei avuto più luce naturale disponibile. Non sono sola nella stanza. In fondo, dal lato opposto, c’è un ragazzo. Ha i capelli neri lunghi raccolti in una specie di coda sulla testa, la barba incolta, una maglietta sportiva, le cuffie per la musica del lettore cd alle orecchie e sta studiando anche lui, credo. Un cenno di saluto e mi immergo in diritto romano. I minuti passano ed sono sempre più concentrata. Il testo non è complicato, ma ci sono dei termini che non conosco…ho bisogno del dizionario. 📖Una volta, è strano dirlo visto che alla fine non è che sia passato tutto questo tempo, ma non avevamo gli smartphone che con un clic ottenevi ogni risposta, dovevi usare i libri. Così chiedo alla bibliotecaria; il dizionario si trova sul terzo scaffale in alto alle mie spalle. Prendo la scaletta. Non lo trovo subito perché non è posto ordinatamente in verticale come gli altri libri, ma è posizionato su di essi perché è letteralmente enorme! Credo sia grande almeno un metro, con una lunga copertina scura rigida. Pesantissimo. Riesco a prenderlo e per poco non ruzzolo giù dalla scaletta e finalmente posso consultarlo e continuare a studiare prendendo appunti. 📝



I giorni passavano e ormai era diventata una routine piacevole per me studiare in biblioteca. Era un ambiente calmo e a parte il ragazzo in fondo alla stanza, non c’erano molti visitatori. Cominciammo a salutarci con più familiarità. Era piacevole sapere che c’era qualcun altro che come me amava quel luogo, l’odore della carta, i rumori dei vecchi schedari in metallo. 🗃️Ogni tanto mi fermavo a chiacchierare con la signora e prendevamo insieme il caffè tra una pausa e l’altra. Anche lui prendeva il caffè, ma non parlavamo mai. Lui con le sue cuffie, io con i miei quaderni, il libro e la solita scena del dizionario al terzo scaffale in alto. ☕

Un giorno arrivata in biblioteca mi accorgo che sono sola. Il ragazzo non c’è. Un po’ mi dispiace. Mi accomodo al solito posto e dopo un po’ mi ricordo del dizionario. Nel prendere la scaletta come sempre, mi accorgo che non mi serve perché il libro non si trova più al terzo scaffale in alto, ma è più in basso, alla mia portata. Lo prendo e dentro ci trovo un biglietto. ✉️

“Qui ti è più facile prendere il mega dizionario gigante. Baci. Ste”. Sorrido.

Aveva strappato un pezzetto di quaderno per scriverci di sopra. Quel ragazzo si era accorto di me e mi aveva aiutato. Sono felice per quel gesto, quella piccola attenzione che mi ha riservato.

Mi sono sempre sentita un po’ invisibile, soprattutto per i ragazzi. Tra le amiche non ero la ragazza più corteggiata, ero quella a cui ci si rivolgeva per chiedere informazioni sulle altre. Quella con cui scherzare e ridere, una compagnia piacevole, ma senza interessi sentimentali ecco. Solamente più in là, negli anni, ho capito che non era per il mio aspetto, ma per la mia spiccata personalità.

Quel gesto mi fece stare bene. 😊



Nei giorni che seguirono iniziammo a sederci più vicini e a scambiare qualche parola. Lui si chiamava Stefano ed era più grande di me di sei anni circa. Ricordo che mi parlava di politica, di anticonformismo, di eventi storici di cui non avevo fatto esperienza o che comunque non conoscevo bene. I suoi occhi scuri si accendevano al nome di Guccini e dei suoi brani…regole imposte, società soffocante e ipocrita, lotta e ideali. Lo ascoltavo attenta.

Io vivevo nel mio mondo fatto di classici e poesia.📻 Non ero nemmeno una grande intenditrice di musica. Mi piacevano e mi piacciono i brani per pianoforte, e all’epoca ascoltavo solo un po’ di pop alla radio, i vecchi album di Battisti e Mina dei miei genitori, e qualche cd rock suggerito dagli amici. 📀Stefano mi prestò un suo cd con i brani più belli della Bandabardò per poterlo masterizzare. Guardavo la sua calligrafia tondeggiante e il modo ordinato in cui aveva scritto i titoli dei brani sul foglietto nella custodia. C’era tutto un mondo in un cd prestato con i titoli scritti a mano. Era come se venisse consegnato un pezzo di sé, della propria identità, della propria vita, per capire, per conoscersi.

Dopo aver sostenuto l’esame, i miei corsi si sono intensificati, col tempo la mia vita è cambiata e non sono più tornata in biblioteca per studiare. Ho incontrato Stefano qualche volta in città e ci siamo salutati da lontano con la mano…sorridendo.

Forse sarebbe stata una bella storia d'amore, o forse no...non lo so...so soltanto che mi piace ancora ascoltare alcuni brani della Banda Bardot e ricorderò per sempre quel ragazzo con gli occhi scuri e i capelli lunghi, originale e ribelle che mi ha insegnato a guardare le persone con occhi diversi e che, in un giorno qualunque, è stato gentile con me.🌸

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