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DIARIO
Immagine del redattoreSancoradaScrivere

La spiaggia delle conchiglie

“Si dice che la pioggia lavi via pensieri. Io penso che la pioggia li porti al mare come fa con i fiumi. E il mare non è l’oblio dove le cose si cancellano. Ha solo dei confini più ampi, ma è pure sempre limitato.

Tu, invece, sei infinito”.



Scendendo lentamente quelle scale di pietra logorate dal tempo ricoperte di aghi di pino e foglie, Rebecca respirava il profumo del mare e la sensazione di tepore trasmessa da quel luogo in cui tornava sempre con poesia e rispetto.

La discesa non era agevole, sarebbe stato facile scivolare ma lei procedeva lentamente senza fermarsi e senza paura. Da lì lo scenario era mozzafiato. L’ acqua del mare con le sue declinazioni di verde e blu era calma e limpida; rifletteva la forma degli scogli che racchiudevano la baia. Sembrava surreale tanto era bello.

La sabbia fresca della piccola spiaggia le provocò un brivido e sollevando lo sguardo in alto verso le colline che scendevano a picco sul mare si sentì piccola e fortunata.



Questa è la spiaggia delle conchiglie. La chiamavano cosi perché bastava spostare di poco la sua sabbia fine con le dita per trovare dei piccoli tesori di diverse forme e dimensioni.

Trovare una conchiglia è una piccola magia, un desiderio che si esprime e si avvera.

Rebecca, sedendosi sul muretto di pietra, prese il taccuino con la copertina rigida che portava sempre con sé e, con la sua inseparabile pilot nera, dopo un profondo respiro incominciò a scrivere.

“Vengo a trovarti. Qui. Dove tutto è incominciato. Dove passato e presente non esistono.

Emergi da quest’ acqua, sempre.

Tutto è così intriso della tua presenza che la tua assenza stessa è quasi palpabile.

E vivi nei miei pensieri così intensamente che se ti vedessi, se emergessi davvero dall’acqua, se fossi realmente qui, come da un sogno ma nella realtà, non mi stupirei. Un sogno così reale che la realtà stessa mi appare irreale.

Sei lì e lì ci salutiamo. Da lontano”.

Chiuse gli occhi per ascoltare i tuoni in lontananza. Potergli parlare in silenzio.

“Il tuo cuore ascolta il mio. In silenzio. Se tu fossi tu ed io non fossi io”.



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