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DIARIO
Immagine del redattoreSancoradaScrivere

Norwegian Wood Tokyo blues, Murakami

Ho trascorso gli ultimi giorni leggendo Norwegian Wood ed ascoltando l'omonimo brano (ed anche tutti gli altri brani) dei Beatles e sono estasiata!

"I once had a girl

Or should I say she once had me" : "Una volta avevo una ragazza o forse è meglio dire che lei aveva me".

E' un pezzo fantastico ( il sitar è meraviglioso!) e secondo me si sposa perfettamente al romanzo. Leggevo che Lennon la scrisse per una ragazza con cui aveva avuto una storia ed è un brano a tratti nostalgico ma forse anche ironico con un finale insolito che lascia un sorriso amaro. Un po' come l'opera di Murakami.

Questo autore scrive divinamente!

Tutto il romanzo è un lungo ricordo del protagonista il quale, durante un viaggio, ascolta il brano dei Beatles che gli riporta alla mente la ragazza che aveva amato tanto tempo prima. Le città, l'università, i luoghi descritti sono tutti racchiusi in un'atmosfera di nostalgia, di sogno, quasi come fossero avvolti in una nebbiolina leggera e luminosa.




Il tema del suicidio è presente nella storia in maniera preponderante. Credo sia un concetto particolarmente sentito nella cultura giapponese più che nelle altre culture, infatti per quello che ho potuto leggere e vedere nei film o documentari, il suicidio per i samurai diveniva un atto d'onore per mantenere il proprio buon nome nel momento in cui non erano riusciti a compiere bene il loro dovere nei confronti dell'imperatore. Nella cultura del Sol Levante quindi è di fondamentale importanza il senso dell'onore per l'individuo. I comportamenti assumono il significato-a livello sociale- di "debiti" nei confronti della famiglia, del datore di lavoro, ma anche del semplice estraneo che compie un gesto gentile. Ogni atto ricevuto deve essere ripagato nella stessa misura, qualora questo non avviene l'individuo può sentire un profondo senso di fallimento e disonore. Le forme di soccorso potrebbero generare altri debiti sociali che schiaccerebbero ancora di più la persona. In questo modo la vergogna e la non accettazione di sé possono diventare incolmabili al punto di pensare di ripagare solamente cedendo l'ultima cosa che rimane, ovvero la propria vita, per ripulire il proprio buon nome. Un concetto veramente triste che va anche a spiegare anche quel senso di giustificazione e di accettazione serena dei familiari di chi si toglie la vita. Murakami lo rivela un po' nelle sue parole :"La morte non è l'opposto della vita, ma una sua parte integrante".





Ma la storia parla anche della vita e della sua bellezza, della giovinezza, delle prime esperienze, dell'amore e delle infinite possibilità. Mi è piaciuto molto il postscriptum dell'autore in cui dedica il libro a tutti i suoi amici che sono morti e a quelli che restano; ha dato maggiore dolcezza alla storia facendomi in qualche modo pensare che sia autobiografica.

"Così continuo a scrivere tenendoli stretti questi ricordi imperfetti che si fanno sempre più sbiaditi ogni istante che passa [...]Tanto tempo fa, quando ero ancora giovane e questi ricordi erano molti più freschi, ho tentato diverse volte di scrivere di lei. Ma allora non sono riuscito a finire neanche un rigo. [...] Era tutto talmente chiaro che non sapevo dove cominciare. Era come avere una mappa dettagliata, ma così dettagliata da diventare inservibile. Ma adesso capisco. Capisco che infondo a poter riempire quel contenitore imperfetto che è la scrittura, sono solo ricordi e pensieri altrettanto imperfetti. E poi più i ricordi di Naoko sbiadiscono dentro me più sento di capirla"









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