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DIARIO
Immagine del redattoreSancoradaScrivere

Quello che le donne pensano ma non possono dire. Storie di ingiustizie quotidiane.

Aggiornamento: 15 dic 2020

Mi alzo ogni mattina alle 6 (dopo una notte di vari risvegli per i bimbi), mi occupo di mio marito e dei miei figli fino alle 7 e 30, orario in cui escono per andare a scuola e in ufficio. Da quell’ora fino alle 8,15 mi prendo cura della casa e mi preparo per poter essere puntuale in ufficio.

Arrivo prima di tutti i miei #colleghi, circa un quarto d’ora in anticipo per poter organizzare al meglio il mio #lavoro di modo che allo squillare dei telefoni possa rendermi disponibile.

Gli altri, quasi tutti, arrivano mezz’ora dopo l’orario di inizio della #giornatalavorativa, prendono con calma il #caffè mentre io sono già in linea a sbrigare delle pratiche.

Sono laureata quindi l’#azienda ritiene che io sia una risorsa da utilizzare in diversi ambiti tra cui la realizzazione di progetti ad hoc – ovviamente non retribuiti. Faccio parte di una sezione che ha una mansione specifica, ma naturalmente non compio solo quella mansione, non ho il privilegio del mio compagno di stanza.

Faccio il part time, non mi “concedo totalmente” all’azienda, quindi devo occuparmi un po’ di tutto senza alcun tipo di riconoscimento. In realtà posso agevolmente conteggiare il profitto che porto solo io e solo con il mio part time in azienda, profitto che non tutti i full time riescono a raggiungere, ma non ha importanza.

Sono mamma e faccio il part time perciò “non ho diritto” a rimborsi, premi o aumenti.

Sono mamma e faccio il part time e devo già ringraziare perché lavoro.

Dopo due anni non ho ancora un contratto decente, prendo una miseria al mese per lavorare in ufficio e spesso anche da casa, perché devo controllare e gestire le mie pratiche da sola, sempre perché faccio il part time e sono mamma e non devo far pesare in ufficio la mia assenza.

Sono donna, faccio il part time e sono mamma dunque non posso permettermi a fine mese di chiedere quale sarà il mio destino il mese successivo.

Sono donna, sono mamma e vivo al sud, pertanto secondo l’azienda, è oltremodo irrealizzabile che io possa trovare un altro impiego che mi conceda un part time e una possibilità.

Cosi, tutto il mio impegno, la mia professionalità, i miei risultati, saranno soffocati dall’ingiustizia di un #sistema che porta avanti lo #sfruttamento e la #mediocrità.

Dove regna la mediocrità non c’è desiderio di conoscenza vera né di miglioramento.

Dove c’è esclusivamente l’#interesseeconomico si perde di vista l’obiettivo e si perdono di vista ottime #occasioni, perché la gente, checché se ne dica, non è stupida e si accorge delle #persone che ha davanti e su quali aziende vale la pena di investire.

Dove non c’è #rispetto non c’è #serietà e nasce la disgregazione.

Dove c’è #disparità per #opportunismo non può nascere un buon #team.

Dove ci sono sfruttamento e umiliazione a lungo andare si crea #insoddisfazione e #sofferenza, quindi non buona #produttività.

Dove c’è assenza di #fiducia c’è poca #crescita.

Dove non c’è condivisione di informazioni per brama di potere non c’è #sviluppo.

Il senso dell’altro dov’è? Sono considerata una risorsa valida, produttiva, preparata, capace, propositiva e in costante miglioramento eppure ancora non ho diritto a vedere realizzate le promesse, ad avere una retribuzione decente, una tutela adeguata.

Sono donna, sono laureata, sono mamma e vivo al sud, e devo fare anche la stupida perché è questo che la società mi chiede, altrimenti “ nessuno ti costringe a lavorare. Torna a casa ad occuparti dei tuoi figli”.

Magari ci sono donne lavoratrici e madri che sfruttano la loro posizione privilegiata per accaparrarsi uno stipendio senza impegnare onestamente le proprie risorse , ma utilizzando il #tempo in ufficio per farsi i propri #affari.

Magari ci sono donne che hanno trascorso la loro vita all’#ombra di un uomo, facendo elevare lui per poterne ricavare #benefici in un secondo momento. Magari alcune donne sfruttano la propria #sessualità come arma per ottenere il massimo impegnandosi il minimo.

Ma altre donne amano, invece, guardarsi nello specchio soddisfatte della propria #rettitudine e #onestà, del proprio #studio e del proprio #brio, della propria voglia di imparare e #migliorare, soddisfatte delle loro esperienze di vita che arricchiscono e danno quel valore aggiunto che permette poi di essere ricordate.

Perché il #fascino di una donna del sud, laureata, mamma e che lavora part time sta nella consapevolezza dell’essere tre metri sopra gli altri e non sentirsi mai arrivata e non darlo mai a vedere.



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