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DIARIO
Immagine del redattoreSancoradaScrivere

Sara e il respiro del cuore

La lezione era finita e la campanella risuonava squillante dagli altoparlanti della grande scuola privata “Istituto delle ancelle del cuore immacolato di Maria”.

L’allegria e il vociare sommesso dei ragazzi nelle aule stava per riversarsi nei lunghi corridoi dal pavimento lucido e diventare ancora più forte non appena le porte si sarebbero aperte.

Sara era seduta al suo banco, il penultimo. La gamba tremante a scaricare la tensione. Ancora pochi instanti ed avrebbero attuato il loro piano. Uno sguardo di intesa con Luca ed Andrea. Sapeva che sarebbe dovuta rimanere in classe ad attendere la suora per raggiungere insieme il refettorio per il pranzo, ma non ne aveva nessuna intenzione. Non oggi. La lezione di pianoforte, alla quale non era inscritta, stava per cominciare.

Andrea si era già avviato tutto composto nel suo grembiule blu con lo stemma a croce, verso l’ala ovest della scuola dove si trovava la stanza della musica.

Luca e Sara si lanciarono uno sguardo complice. La maestra sarebbe tornata di lì a poco; dovevano fare in fretta. Sara raccolse velocemente i quaderni e le penne sistemandoli nella cartella mentre Luca si dirigeva verso la porta per controllare il tutto. La via era libera. Ora bisognava correre.

Così, più forte che poterono, si avviarono verso l’androne circolare superato il quale sarebbero stati al sicuro, ma non era semplice. C’era la portineria e nonostante suor Anastasia fosse quasi sempre addormentata, suor Maria era più difficile da depistare.

Col cuore palpitante aprì la porta della stanza della musica e la richiuse in fretta alle sue spalle tirando un sospiro di sollievo.

Era lì. Ci erano riusciti. Sbirciò dalle alte finestre della stanza che davano sull’ingresso principale. Luca era fuori, stava tornando a casa. Giunse le mani e si inchinò per ringraziarlo alla maniera orientale e lui rispose allo stesso modo sorridendo. Girandosi Sara osservò meglio l’ambiente.

La stanza non era molto ampia, ma era magnificamente illuminata: la luce filtrava dalle imposte che svettavano fin su in cima agli alti soffitti. Accanto una libreria a vetri in legno scuro con numerosi grossi volumi in pelle verde e lettere dorate, occupava l’angolo. Due poltrone dai possenti schienali, un tavolino scuro al centro e sulla destra un meraviglioso pianoforte verticale in radica di noce.

In quel momento la porta si aprì. Sarà credette di morire per lo spavento, ma fortunatamente era solo Andrea. “Mi è preso quasi un colpo!” –“ Fortuna che sono io! Come ti salta in mente di stare qui, così, nel mezzo della stanza a gingillarti mentre da un momento all’altro potrebbe entrare suor Lucia ! “

Neanche il tempo di pronunciare quelle parole e la maniglia della porta si stava lentamente abbassando. Sguardi di panico! Sara si nascose immediatamente dietro una delle due poltrone color tortora stringendosi il più possibile su se stessa. “ Buon pomeriggio Suor Lucia!” –“ Buon pomeriggio Sig. Ravelli. Pronto per la lezione di musica? Ha studiato quello che le avevo preordinato per casa?” e senza aspettare risposta “vedremo vedremo ”. Andrea guardò verso la poltrona alzando un sopracciglio in senso di disapprovazione per l’atteggiamento della suora e Sara sorrise.

Suor Lucia, in realtà, era piuttosto avanti con l’età, bassina e molto magra, ma soprattutto era quasi totalmente cieca. Portava degli enormi occhiali rotondi con una grande montatura tartaruga e con cosi tante lenti concentriche che gli occhi a mala pena si intravedevano come due piccoli puntini scuri al di la dei vetri. Le sopracciglia erano spesse e bianche e la bocca rugosa stretta e sottile. In compenso della sua cecità però, aveva un udito strabiliante! Riusciva a sentire una carta di caramelle scartarsi nel vociare di duecento bambini in un’aula enorme con la campana della mensa a tutto spiano.

Qui le caramelle sono proibite. Come i cioccolatini, i lecca lecca, tutti i dolciumi esistenti possibili e tante altre cose incomprensibili- bere acqua durante i pasti a mensa ad esempio-. In realtà probabilmente era per questo che riusciva a sentirne il rumore. O forse era il desiderio di assaggiarne un po’ ad acuire i sensi.

Ad ogni modo tornando noi…Sara urtò leggerissimamente la poltrona e Suor Lucia si girò di scatto come un gatto che ha fiutato un pericolo, stringendo ancora di più i suoi occhietti minuscoli.

L’aria sembrava immobile. Sara continuava a stare rannicchiata dietro la poltrona smettendo quasi di respirare. Andrea ruppe quel momento eterno iniziando subito a suonare il pianoforte. La suora si concentrò su di lui. Sollevata e tutta rossa in viso Sara, si sistemò meglio nel suo nascondiglio, poggiando la schiena al muro- aveva cominciato a sentire un certo formicolio nelle gambe- e si mise finalmente in ascolto.

Le note di Per Elisa di Beethoven inondarono la stanza.

La melodia che partiva lenta e dolce, diventava sempre più incalzante ed emozionante, a tratti quasi struggente tanto da farle venire la pelle d’oca. Il respiro si fece lento e regolare.

Da li, in basso, attraverso le finestre , il cielo azzurro con quale pennellata di bianco si stagliava sui rami nodosi degli alberi che incorniciavano il giardino. Un piccolo stormo di uccelli danzava insieme nel vento. La luce di quell’ora del pomeriggio di inverno era calda, accogliente, e tinteggiava ogni cosa di colori intensi e bellissimi.

Spostando lo sguardo, dal suo nascondiglio Sara non poteva vedere il pianoforte, ma sopra di esso era posizionato un piccolo quadro. Vi era raffigurato un paesaggio notturno. La scogliera a picco su un mare calmo e scuro illuminato dal bagliore di un’alta luna piena. La sottile striscia di sabbia argentea bagnata appena dal dolce movimento delle onde leggere. Sentiva la calma salire lentamente dentro come la marea. Le venne in mente che nell’antichità le maree venivano paragonate al respiro del mare, come se la natura fosse viva e palpitante.

Allungò le mani verso terra e poté quasi sentire i granelli di sabbia fresca tra le dita, il profumo di salsedine portato dalla lieve brezza marina e il dolce andirivieni dell’acqua. Era surreale, un luogo senza tempo.

Sul battere degli ultimi tasti si sentì strana. Aprì gli occhi- non si era accorta di averli chiusi- ancora sognante ed incredula.

Aveva compiuto un viaggio. Stupendo.

Suor Lucia fece i complimenti ad Andrea per la sua esercitazione, gli assegnò un notturno di Chopin per la settimana successiva e lasciarono insieme la stanza.

Sara rimase immobile. Il cuore calmo.

Non era più lì, era altrove. E in quell’altrove, decise, sarebbe rimasta per sempre.








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